Commercio e traffico internazionale di fauna e flora selvatiche

Teste di tigri imbalsamate © Ryan Moehring / USFWS - CC BY 2.0 Un elefante incatenato accanto al suo carceriere © farawayphoto/123rf.com

Il commercio e il traffico illegale internazionale di fauna e flora selvatica sono una delle principali minacce alla sopravvivenza delle specie. Si tratta di un commercio e di un crimine con implicazioni negative per il cambiamento climatico, la conservazione della biodiversità, la sicurezza e la salute pubblica. Siamo tutti coinvolti per fermare questo scempio.

Il commercio e il traffico illegale internazionale di fauna e flora selvatica sono una delle principali minacce alla sopravvivenza delle specie, soprattutto nelle regioni del mondo ricche di biodiversità come il sud - est asiatico, l’Africa e l’America Latina. Si tratta di un commercio e di un crimine con implicazioni negative per il cambiamento climatico, la conservazione della biodiversità – soprattutto se coinvolge specie protette e minacciate - la sicurezza e la salute pubblica. Infatti, il pericolo rappresentato dalla diffusione di malattie zoonotiche come il Covid 19 sottolinea la minaccia rappresentata dalla commercializzazione di fauna selvatica, anche legale, che difficilmente può essere gestita in modo sicuro e sostenibile, anche e soprattutto per la vita delle specie animali che soffrono e spesso muoiono prima di essere vendute.

Inoltre, il traffico illegale di specie selvatiche rappresenta anche una minaccia per la legalità delle nazioni coinvolte, sia di origine, che di transito e destinazione. Infatti, a parte il coinvolgimento dei bracconieri, anche il crimine organizzato transnazionale è spesso coinvolto in questa attività illegale visto il basso rischio di incorrere in sanzioni e l’alta redditività che rappresenta, soprattutto rispetto ad altri traffici illeciti, come il traffico di stupefacenti per esempio. Questo rapporto vantaggioso fomenta la corruzione e le attività di lavaggio e riciclaggio dei proventi illeciti, pregiudicando così lo stato di diritto a livello globale.

Pertanto, contrastare la commercializzazione di fauna e flora selvatica è cruciale non solo per ragioni di salute pubblica e prevenire la potenziale proliferazione di malattie zoonotiche, ma anche per proteggere la vita delle specie, la biodiversità della quale sono componenti indispensabili, il clima mondiale e lo stato di diritto della comunità globale.

La salvaguardia del clima e della vita delle specie che sono parte cruciale della biodiversità è responsabilità di tutti. Siamo tutti coinvolti per fermare questo scempio.

 

Il mercato legale di specie selvatiche crea spazio per l’illegalità

Secondo l’ultimo rapporto del 2020 sul traffico di specie selvatiche di fauna e flora della United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) dai dati aggregati su oltre un milione di sequestri, raccolti tra il 2014 e il 2018, la percentuale di specie più trafficate sono, tra le specie animali: gli elefanti, per l’avorio, 30,6%, i pangolini 13, 9%, per le scaglie, i rinoceronti 11,8% per il corno, seguiti dai rettili di varie specie 3,6%, e altre specie 3,1%. Mentre tra le specie vegetali i legni esotici – per la UNODC si tratta di 11 specie di palissandro (rosewood) - per rifornire generalmente l’industria del mobile e della costruzione di imbarcazioni di lusso, è il più trafficato, 31,7%, e domina le statistiche dei sequestri.

Delle oltre 37.000 specie di animali e piante elencate dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), il 97% può essere legalmente commercializzato. Questo scambio commerciale sostenuto dalla CITES e fomentato dalla domanda di singoli e dell’industria, frutta molti miliardi di dollari ogni anno.

Nonostante il commercio illegale di fauna selvatica che elude controlli veterinari e le ispezioni relative alle norme e ai regolamenti di sicurezza sanitaria sia più rischioso dal punto di vista sanitario e per la sopravvivenza degli animali rispetto a quello legale, è proprio per l’esistenza di un mercato legale, sostenuto dalla domanda, che il traffico illegale si inserisce e prospera. Infatti, molte specie che possono essere legalmente scambiate vengono trafficate con documenti falsificati che ne occultano o alterano la provenienza per essere venduti a prezzi concorrenziali rispetto a quelli che offre il mercato, avvalendosi spesso della collaborazione di funzionari corrotti e commercianti senza scrupoli.

Altro invece è il caso delle specie protette, per le quali il commercio è proibito e pertanto lo scambio avviene solo in ambito di mercato nero dove le organizzazioni criminali transnazionali sono protagoniste.

Allo stesso tempo, come accade per molti altri mercati, il commercio illecito di fauna e flora selvatica e di prodotti derivati dalla fauna selvatica si sta spostando online. Per esempio, il commercio illecito di rettili usati come animali da compagnia si basa sempre più sll'uso di piattaforme di reti sociali. I trafficanti attirano i clienti con slogan e immagini usado profili fittizzi, per poi trattare gli acquisti nelle chat di altre piattaforme. Inoltre, stanno diventando sempre più rapidi nel cambiare piattaforma online ogni volta che viene intrapresa un'azione di contrasto da parte delle forze dell'ordine. Questo commercio è particolarmente difficile da debellare a causa della sua natura occulta, della disarmonia normativa internazionale e delle limitate capacità di applicazione della legge.

Le tipologie principali

In termini di commercio illegale di fauna selvatica, possiamo distinguere due tipologie principali:

- Commercio totalmente illegale: scambio di specie protette e proibite da qualsiasi commercio nazionale o internazionale (può essere clandestino o palese attraverso attività fraudolente, ad esempio, animali catturati in natura falsamente dichiarati come allevati in cattività, oppure fauna selvatica falsamente dichiarata).

- Commercio parzialmente illegale: scambio di specie di origine selvatica che possono essere commercializzate ma che in base al quantitativo scambiato violano le disposizioni della CITES o e le disposizioni di una nazione, spesso percontrolli normativi limitati.

Inoltre, esiste il caso particolare e molto difficile da contrastate del commercio illegale alla fonte ma che essendo immesso in un mercato legale si “ricicla” come prodotto legale e occulta la sua origine. Il legno esotico, in particolare il legno di palissandro o il legno di teak, sono le specie di flora che maggiormente vengono introdotte nel mercato legale attraverso canali e pratiche illegali. Questo è un affare molto redditizio per i trafficanti che, introducendo prodotti illegali nei mercati legali, hanno accesso adun bacino di acquirenti molto più vasto. Gli acquirenti possono non essere consapevoli dell'origine illegale del prodotto, anche perché le persone che comprano mobili in palissandro non possono assicurarsi che l'origine del prodotto sia legale, perché la tracciabilità totale è molto difficile da ottenere, e le certificazioni sono inefficaci. Soprattutto nel caso del legno tropicale - come abbiamo illustrato più volte - che proviene da paesi africani o asiatici dove spesso il confine tra legale ed illegale è molto poroso e la corruzione è molto diffusa quasi a diventare una norma sociale.

Elaborazione: Elisa Norio, Salviamo la Foresta

Fonti:

Financial Action Task Force (FATF), Money Laundering and the Illegal Wildlife Trade, 2020

Osservatorio Nazionale Zoomafia della Lega Antivivisezione (LAV) e della Fondazione Antonio Caponnetto Rapporto Zoomafia 2020 

United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), World Wildlife Crime Report 2020