Clima e foreste tropicali - documento di sintesi di Rettet den Regenwald/Salviamo la Foresta

Un tucano gigante nella foresta tropicale Un tucano gigante nella foresta tropicale (© Konrad Wothe)

Le foreste tropicali sono ecosistemi complessi con il più alto tasso di biodiversità e sono l'habitat di milioni di persone. Sono una componente centrale del sistema climatico locale e globale e svolgono un ruolo cruciale nella salvaguardia del clima e nel contrasto delle catastrofi climatiche.

Le foreste tropicali sono ecosistemi complessi con il più alto tasso di biodiversità e sono l'habitat di milioni di persone. Sono una componente centrale del sistema climatico locale e globale e svolgono un ruolo cruciale nella salvaguardia del clima e nel contrasto delle catastrofi climatiche.

Purtroppo, le foreste tropicali hanno sempre più difficoltà nell’adempiere la loro funzione di stabilizzatori climatici: quando vengono distrutte per fare spazio a piantagioni, pascoli o per l’estrazione mineraria, si perdono le riserve e i pozzi di carbonio. Pertanto, ci sono aree della foresta tropicale che possono trasformarsi in fonti di gas serra: in particolare, il taglio, l'incendio e l'utilizzo delle aree bonificate come pascoli per il bestiame da allevamento industriale causano emissioni di anidride carbonica e metano. Particolarmente devastante in questo senso è la distruzione delle foreste di torba.

Tra i 18 punti critici di non ritorno nel sistema climatico globale individuati da un gruppo di scienziati nell’articolo scientifico pubblicato a luglio 2021, due riguardano direttamente le foreste tropicali: la perdita della foresta amazzonica e lo spostamento dei monsoni nell'Africa occidentale.

La protezione del clima è destinata a fallire senza la protezione delle foreste tropicali.

 

La perdita di biodiversità e la catastrofe climatica sono crisi esistenziali

Ci troviamo di fronte a due crisi ecologiche esistenziali che stiamo provocando con il nostro stile di vita ed il nostro modello economico: la catastrofe climatica e l'estinzione di specie animali e vegetali. Secondo l'Intergovernmental Pannel on Climate Change (IPCC) del Consiglio per il Clima delle Nazioni Unite, fino al 30% di tutte le specie potrebbe estinguersi se il clima mondiale aumentasse di 1,5-2,5 gradi Celsius. La perdita di biodiversità può esacerbare la catastrofe climatica, ad esempio in relazione al punto critico di non ritorno della perdita della foresta amazzonica.

 

Cosa chiede Rettet den Regenwald-Salviamo la Foresta per la protezione del clima

Dobbiamo contrastare contemporaneamente la perdita di biodiversità e la catastrofe climatica. È rischioso ritenere che una crisi sia più importante e urgente rispetto all’altra. La protezione del clima non deve essere "intransigente", considerando la protezione delle specie come secondaria. Entrambe devono essere trattate alla pari e in contemporanea, ma, in pratica, protezione della specie e protezione del clima non sono congruenti o addirittura si contraddicono.

Dobbiamo cambiare radicalmente il nostro stile di vita e modello economico: abbandonare l’idea della crescita illimitata, del consumo eccessivo e della logica dello sfruttamento della natura. Dobbiamo ridurre i nostri consumi di energia, cibo e materie prime anzichè perpetrarli mantenerlo con "prodotti verdi", modelli di compensazione e concetti come net-zero o carbon neutral. Non dobbiamo farci abbagliare dalle nuove tecnologie come risolutrici di problemi esistenziali. Ciò che serve è la decrescita, non la “crescita verde”.

Non possiamo convertire la protezione del clima in un affare: le foreste non sono una merce, il CO2 non è una valuta.

Dobbiamo liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili. La biomassa e i biocarburanti sono spesso la soluzione sbagliata. Non possiamo dipendere da progetti che protraggono il consumo di combustibili fossili, come la conversione di centrali elettriche, lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e la costruzione di oleodotti. I biocarburanti a base di olio di palma, soia, canna da zucchero e altre fonti vegetali non sono una soluzione. Le foreste non sono carburante per le centrali elettriche.

Dobbiamo preservare le foreste e la natura e curare i danni che abbiamo causato. La soluzione non sta nel ricorrere a qualcosa di banale. Piantare alberi indiscriminatamente e per lungo tempo non è una soluzione. Le savane non sono aree "esenti da foreste", ma ecosistemi preziosi che si adattano al luogo. Dobbiamo anche intendere le foreste come un insieme di ecosistemi e habitat diversi e che quindi sono molto di più di semplici riserve di carbonio. La piantumazione di nuovi alberi deve quindi avere un valore ecologico al di là della mera protezione del clima. Ecco perché le piantagioni di alberi sono considerate come foreste false, che per altro servono da industrie per fornire legno per decenni.

La protezione del clima deve essere equa: la protezione del clima non deve mai andare a scapito dei diritti umani. Dobbiamo garantire e rafforzare i diritti delle popolazioni indigene, che spesso sono i migliori difensori delle foreste. Le popolazioni indigene sono state e vengono tutt’ora sfollate in modo violento o vengono violati i loro diritti per convertire le loro terre tradizionali in aree protette, per riforestare aree ritenute degradate o per estrarre risorse naturali per il consumo di "prodotti verdi".

Dobbiamo modellare la protezione del clima in modo equo - tra paesi, gruppi di popolazione, generi e generazioni. I paesi - ricchi - industrializzati sono i principali responsabili della catastrofe climatica, storicamente e attualmente. Di fatto, chi paga il prezzo più alto, chi soffre sulla propria pelle questa crisi sono le persone che vivono nei paesi poveri del sud del mondo che hanno contribuito poco o stanno contribuendo poco allo sviluppo sfrenato e catastrofico e che hanno anche meno risorse per contrastare la catastrofe climatica e le sue conseguenze.

Noi che viviamo nei paesi ricchi siamo quindi chiamati più di altri a ridurre il nostro consumo ambientale e a sostenere le vittime che causa.

Abbiamo bisogno di leggi, regolamenti e contratti rigorosi. Gli accordi volontari o gli "impegni" di aziende e stati spesso non vengono rispettati o addirittura sono operazioni cosmetiche “verdi”. La responsabilità delle decisioni rispettose del clima e delle risorse naturali non deve essere trasferita al singolo con loghi, sigilli e certificati.

Dobbiamo rimodellare l'economia e la società in modo rispettoso dell'ambiente, soprattutto dopo la pandemia del Covid 19. Non ci devono essere programmi di stimolo economico con vecchie ricette. Il Covid 19 ha anche dimostrato la possibilità di realizzare cambiamenti rapidi e profondi di fronte a una crisi esistenziale. Pertanto, non perdiamo altro tempo.