La febbre dell'oro che genera malessere nel cuore della foresta amazzonica
23 apr 2025
Per le popolazioni indigene della provincia di Napo, in Ecuador, la difesa del territorio amazzonico è diventata un rischio per la vita. Nella regione si affrontano la violenza e una legge del silenzio imposta da un'imprenditoria mineraria che insegue l'oro sfiorando spesso la mafia. Geografía Crítica, nostra alleata in Ecuador, si è fermata ad analizzare la situazione attuale.
Le popolazioni indigene Kichwa e Huaorani della regione amazzonica di Napo vivono lungo i fiumi e dipendono da essi in vari modi.
Nonostante l'esistenza dei diritti collettivi e della natura nella Costituzione ecuadoriana, il loro rispetto e le loro garanzie sono costantemente messi a dura prova da violenza, inquinamento e distruzione del territorio a causa dell'avanzata dell'estrazione aurifera alluvionale. L'attività mineraria continua ad essere classificata come “su piccola scala”, mentre si espande a un ritmo sempre più accelerato, tra numerose irregolarità e corruzione.
Questa crescita dell'estrazione dell'oro a Napo, considerata in alcuni casi legale e in altri illegale, è in ogni caso intrinsecamente legata alla domanda globale di oro e alle politiche statali che danno priorità all'estrazione mineraria come settore strategico.
Anche i conflitti socio-ambientali sono in aumento, mentre l'estrazione meccanizzata causa deforestazione, inquina i fiumi con sostanze chimiche come mercurio, cianuro e idrocarburi e compromette la salute e l'alimentazione delle comunità, causando la mortalità di alcune specie. Il rumore, i gas e la presenza di macchinari 24 ore su 24 costituiscono un pericolo e un disagio per le popolazioni. Il loro passaggio distrugge territori ancestrali, aree ricreative e luoghi turistici. Cresce la preoccupazione per la perdita della sovranità alimentare, a causa della distruzione dei chakras, ovvero dei terreni coltivabili per la produzione di alimenti. Si stanno inoltre sviluppando nuove forme di appropriazione della terra.
A queste conclusioni giunge l'organizzazione Geografía Crítica nella sua ricerca critica “Tra oro e distruzione: miniere legali e illegali nell'Amazzonia ecuadoriana”.
Il documento ordina e distingue i tipi di miniere presenti a Napo, che vengono analizzati:
Il lavaggio dell'oro è una pratica ancestrale tradizionale svolta dalle famiglie e dalle comunità con strumenti manuali come la batea. Storicamente era legata alle economie di sussistenza, consentendo la coesistenza con altre attività senza generare impatti socio-ambientali. Per il popolo indigeno Kichwa era anche una strategia di sopravvivenza contro la colonizzazione.
La sua bassa redditività ha portato ad un aumento dell'uso del mercurio per aumentare l'estrazione, contaminando le acque nonostante il suo divieto.
L'estrazione artigianale è contemplata dalla Legge sulle Miniere e consente l'uso di macchinari in grado di rimuovere fino a 10 tonnellate di materiale roccioso in aree fino a 4 ettari. Questa forma di estrazione mineraria ha gravi impatti ambientali sui fiumi, come la rimozione del suolo e la sospensione di solidi, insieme all'uso di cianuro e mercurio. È diventata la principale forma di occupazione del territorio con concessioni minerarie e nel 2022 sono state registrate 111 aree minerarie artigianali a Napo e successive ispezioni fino ad oggi ne confermano l'espansione.
L'estrazione mineraria illegale si sviluppa parallelamente, senza alcun tipo di regolamentazione e spinta dalla domanda di materie prime. Opera al di fuori delle concessioni legali, spesso in aree più remote che possono anche essere aree protette, utilizzando percorsi informali per il trasporto dell'oro e dei materiali di produzione.
Viene descritta anche la janchería, un'attività non regolamentata di estrazione dell'oro dai residui delle macchine minerarie, che comporta il lavaggio con mercurio e cianuro in aree controllate dai minatori che fanno pagare per consentire l'attività a chi vuole praticarla.
È così che si intuisce che il confine tra minerario legale e illegale è sfumato e i suoi legami sono sempre più forti. Ciò significa che si rilevano connessioni tra aziende con concessioni legali (come Terraearth Resources S.A.) e operatori esterni che agiscono al margine della legge.
L'estrazione illegale è sempre più associata alla presenza di gruppi armati illegali (GIA) e gruppi criminali organizzati (GDO), legati al narcotraffico, che esercitano violenza e controllo territoriale, rendendo possibile con la coercizione l'avanzata dell'estrazione mineraria in terreni di comunità che non sono concessi in concessione.
La rotta dell'oro da Napo è segnata dalla presenza di intermediari illegali, transazioni in contanti e dalla crescente influenza dei GDO che controllano l'estrazione, l'ingresso di macchinari e la circolazione delle risorse, con la complicità dello Stato che non vigila. Il riciclaggio dell'oro avviene, tra le altre rotte, attraverso paesi vicini come il Perù e la Colombia, per evitare i controlli sull'origine e la destinazione.
Con questo rapporto, Geografía Crítica intende mettere sul tavolo alcuni concetti e incoraggiare il dibattito su questioni che non solo sono tabù nella regione, ma che affrontarle può mettere in pericolo i ricercatori, per i quali chiediamo maggiori garanzie.
Si chiede inoltre la dichiarazione dello stato di emergenza ambientale, con la sospensione delle attività illegali e l'applicazione di sanzioni, il ripristino dei territori minati e il rispetto dello stile di vita locale.
Per approfondire, leggi il rapporto di Geografía Crítica Entre el oro y la destrucción: Minería legal e ilegal en la Amazonía ecuatoriana