Biocombustibili

Orango e biocombustibile © Rettet den Regenwald

La bioenergia e’ energia che si genera a partire dalla biomassa. L’umanita’ ha utilizzato per secoli la bioenergia da biomassa - principalmente la legna - come fonte di energia. Pensando in nuove fonti energetiche, si stanno implementando numerose nuove infrastrutture per brucuare la biomassa in grande scala.

  1. Che cosa sono i “biocombustibili”?

Per “biocombustibili” intendiamo, normalmente, gli aventi nelle loro componenti energia da materie prime rinnovabili, come le biomasse vegetali o animali. Con essi si possono, per esempio, alimentare veicoli, scaldare abitazioni e porre in funzionamento generatori di elettricita’.

I biocombustibili si possono dividere in 4 gruppi:

  • Alcolici come l’etanolo, che si ottengono per esempio dalla canna da zucchero, il mais e i cereali

  • Oli vegetali per il “biodiesel” di colza, palma, soia, girasole, ecc.

  • Biogas da materia organica, residui dei raccolti e sterco animale.

  • Biomassa solida e liquida come per esempio gli oli vegetali, fibre vegetali, residui e pellets del legno che vengono utilizzati da soli o mescolati con combustibili fossili in centrali termiche ed elettriche.

  1. Che relazione ho io con i “biocombustibili” come cittadino?

Attualmente i combustibili sono di ampio utilizzo. Tutti noi li stiamo utilizzando, anche se non ne siamo pienamente coscienti. Con essi si alimentano automobili, autobus, generatori di elettricita’ e si riscaldano le nostre abitazioni. L’Unione Europea (UE) ha stabilito percentuali obbligatorie per i combustibili fossili che si utilizzano attualmente nei trasporti. Da un iniziale 2% si e’ arrivati nel 2010 al 5, 75%, per il 2020 si arrivera’ al 10%.

  1. I “biocombustibili” sono ecologici, rispettosi dell’ambiente e sostenibili?

No. La loro produzione si fa per mezzo di monocolture agroindustriali che utilizzano grandi quantitativi di concimi sintetici e pesticidi. L’essere umano e l’ambiente risultano severamente contaminati da questi agenti chimici. Inoltre, per la loro produzione si utilizzano sempre di piu’ piante geneticamente modificate che implicano molti pericoli per la salute umana e ambientale, molti di questi ancora sconosciuti. Inoltre per le necessita’ delle monocolture agroindustriali, molte regioni vedono il loro approvvigionamento d’acqua fortemente minacciato. Per questo il nome “biocombustibili” porta alla confusione.

  1. I “biocombustibili” sono neutrali per il clima rispetto alle loro emissioni di CO2?

No. Questo e’ impossibile. Tutto il contrario. L’industria ed i politici usano pretesti e si avvalgono di calcoli incompleti. In realta’ i “biocombustibili” accellerano il cambio climatico per le seguenti ragioni:

Fondamentalmente, il CO2 assorbito dalle piante dall’atmosfera, aumentando, si libera nuovamente con la combustione del “biocombustibile” ottenuto a partire dalle piante stesse. Prima che si implementassero le monocolture per i “biocombustibili”, sulle stesse superfici di terra cresceva altra vegetazione che e’ stata sostituita. Il CO2 immagazzinandosi nella biomassa di questa vegetazione viene liberato quando si elimina la stessa per fare spazio alle monocolture. Per esempio per le monocolture di palma da olio si tagliano e bruciano foreste tropicali in regioni molto estese, come per esempio nel caso del Sud Est Asiatico.

La distruzione delle foreste tropicali e’ responsabile del 18% delle emissioni che pregiudicano il clima, l’agricoltura lo e’ per il 14%. Ogni tonnellata di olio di palma in una zona torbiera, determina la liberazione que oscilla tra le 10 e le 30 tonnellate di CO2. Queste foreste tropicali, sono fra l’altro, un regolatore importante per il clima mondiale. La sua distruzione porta all’aumento del riscaldamento globale e della siccita’. Se il taglio di queste foreste supera una quantita’ determinata di superfici, questo potrebbe pregiudicare drasticamente tutto il sistema biologico ed il clima.

Inoltre per stabilire le monocolture e per la produzione di “biocombustibili” sono necessarie grandi quantita’ di combustibili fossili, per muovere i macchinari ed i veicoli, per seminare, raccogliere, per lo stesso processo di produzione e per il trasporto di concimi, pesticidi, raccolti, per la conservazione, la trasformazione, la distillazione, ecc.

  1. I “biocombustibili” possono risolvere la preoccupante crisi energetica degli esseri umani?

No, in nessun modo. Le piante possono solo trasformare una piccola parte dell’energia solare in biomassa. Per questo, per la produzione dei “biocombustibili” si necessitano superfici cosi’ grandi per la coltivazione. Per rispondere alla domanda attuale dell’umanita’, la superficie totale della terra dovra’ essere coltivata con piante per la produzione di energia. Con il consumo crescente a livello mondiale, la crisi energetica aumentera’.

Il petrolio, il gas naturale ed il carbone sono una biomassa fossile di piante ed animali morti. In un solo secolo l’umanita’ ha utilizzato (o meglio sprecato) una buona parte delle riserve che si sono formate durante 700 milioni di anni. Il biologo Jeffrey Dukes1 ha calcolato che l’energia fossile consumata ogni anno e’ equivalente alla biomassa che cresce a livello mondiale sulla terra e negli oceani durante 400 anni.

  1. Con l’introduzione dei “biocombustibili” non e’ quindi necessario risparmiare energia?

Il nostro immagazzinamento di energia continua ad essere dipendente dalle fonti di energia fossile. Nonostante enormi superfici per la coltivazione siano state convertite in piantagioni per la produzione di energia, questo solo fornisce l’1% dell’energia necessaria per il trasporto a livello globale. Nonostante la produzione dei “biocombustibili” stia crescendo, potra’ sostituire una piccola parte dell’energia fossile.

Una gestione ed un risparmio efficienti dell’energia sono importanti ora piu’ che mai. Le compagnie petrolifere e l’industria guadagnano sia con i combustibili fossili che con quelli rinnovabili e sono interessate a che i consumatori continuino a consumare molta energia.

  1. I “biocombustibili” sono un aiuto per i poveri nei paesi in via di sviluppo?

No. La maggior parte dei contadini nei paesi in via di sviluppo hanno solo delle piccole proprieta’. La produzione delle piccole proprieta’ non e’ conveniete per i mercati globali. Per produrre “biocombustibili” si trasformano grandi estensioni di terra in monocolture. Il business lo fanno le gradi imprese e i grandi proprietari terrieri. Per estendere le piantagioni, in molti luoghi del mondo, si stanno sfollando i contadini e le loro terre vengono requisite. Questo accade, molte volte, in modo forzato e in violazione dei loro diritti umani. Di questa realta’ sono un buon esempio le monocolture di palma in Indonesia, Malesia, Colombia ed Ecuador, o quelle di soia in Brasile, Argentina e Paraguay. Intere popolazioni ancestrali sono al limite dell’estinzione. Inoltre i salari per i lavoratori sono eccessivamente bassi e le condizioni di lavoro nelle piantagioni, pessime. In Brasile, 200 mila persone lavorano come schaivi nelle piantagioni di canna da zucchero per la produzione dell’etanolo.

8. I “biocombuastibili” rompono con il circuito di potere delle industrie petrolifere, di energia elettrica e automobilistica?

No, poiche’ le stesse imprese si sono adeguate a questo sistema e si nascondono dietro l’attuale boom mondiale della “bioenergia”. C’e’ una specie di “febbre dell’oro verde”, che ha creato alleanze tra politici, organizzazioni internazionali ed industrie del settore petrolifero, chimico, agroindustriale, biotecnologico e automobilistico. A questa struttura appartengono imprese come Shell, BP, Chevron, ExxonMobil, Repsol-YPF, Petrobras, ADM, Cargill, Bunge, Bayer, DuPont, BASF, Monsanto, VW, General Motors y Ford tra le altre.

  1. I “biocombustibili” non hanno influenza sulla produzione di alimenti?

Tutto il contrario. Il boom dei “biocombustibili ha avuto come conseguenza una diminuzione della produzione e del rincaro di alcuni alimenti di base. I poveri non possono competere finanziariamente con le auto.

In tutto il mondo ci sono 1.000 milioni di persone affamate e piu’ di 3.000 milioni di persone che vivono sotto la soglia di poverta’. Molti di loro devono sopravvivere con 1 euro (o meno) al giorno. I poveri nei paesi in via di sviluppo sono molto piu’ colpiti rispetto agli abitanti dei paesi industrializzati. Affinche’ noi possiamo continuare a riempire i nostri serbatoi di “biocombustibili”, altre persone devono morire di fame. Il Programma Mondiale di Alimentazione delle Nazioni Unite, ha dovuto gia’ ridurre gli invii di alimenti alle regioni dove c’e’ fame.

Il cereale, che trasformato in etanolo servira’ per riempire un solo serbatoio di un’auto di grande cilindrata, puo’ alimentare una persona durante un anno intero. Se il serbatoio di quest’auto si riempie ogni due settimane, il cereale utilizzato potrebbe alimentare 26 persone durante un intero anno.

Per esempio in Messico, i prezzi del mais, l’alimento di base della popolazione povera, e’ piu’ che duplicato in pochi mesi. Di conseguenza si diffondono le manifestazioni di massa. Comunque, anche nella UE sono aumentati considerevolmente i prezzi, per esempio quelli degli oli vegetali per l’alimentazione.

  1. Che cosa sono i “biocombustibili” di seconda generazione?

Scienziati di fama e istituti di ricerca hanno dimostrato che il bilancio del clima dei “biocombustibili” e’ molto negativo. In molti casi si usa piu’ energia nella loro produzione rispetto a quella che si ottiene alla fine. Se questo risulta possibile e’ solo grazie a sovvenzioni dello stato. Imprese e ricercatori tentano quindi di ottimizzare il rendimento e l’efficacia energetica delle piante e certificare i processi di produzione dei “biocombustibili”. Si vogliono ottenere piu’ “biocombustibili” che corrispondano alla stessa superficie e quantita’ della biomassa. Attualmente i “biocombustibili” si producono con zuccheri o oli vegetali. Queste sostanze costituiscono solo una piccola parte della biomassa vegetale. La maggior parte e’ cellulosa e lignina. Nel futuro l’etanolo si potra’ produrre a partire dalla cellulosa delle piante e del legno. Si pensa che la rischiosa modificazione genetica degli alberi, di altre piante e microbi, avra’ qui un ruolo importante.

In ogni caso non e’ chiaro quando questi “biocombustibili” di seconda generazione saranno disponibili. Al momento si tratta solo di un progetto. L’ottimizzazione dell’efficienza energetica e’ una questione con limitazioni tecniche, fisiche e biologiche. La domanda di grandi quantitativi di biomassa per i “biocombustibili” ha portato ad una espansione della produzione imponendosi su diversi ecosistemi e sui terreni piu’ fertili.

  1. Esistono “biocombustibili” certificati in modo indipendente?

No. Nelle cosi’ dette Tavole Rotonde si tenta di arrivare ad accordi tra l’industria dei “biocombustibili”, i proprietari delle piantagioni ed altri soggetti interessati, pero’ fino ad oggi ci sono solo parole prive di contenuti. Nella pratica, la certificazione e’ qualcosa di molto confuso, poiche’ la produzione di “biocombustibili” si ottiene in modo estensivo ed industrialmente con gravi conseguenze sociali ed ecologiche. Tra queste si annoverano lo sfollamento spesso forzato dei contadini, l’uso di grandi quantitativi di fertilizzanti e pesticidi, cosi’ come l’ampliazione delle superfici delle monocolture, a discapito della produzione di alimenti, delle foreste tropicali e degli ecosistemi naturali.

La quantita’ di energia che si puo’ ottenere dalla biosfera, senza causare danni ambientali, ha limiti naturali. La certificazione non puo’ evitare questi limiti, nemmeno evitare l’espansione delle piantagioni per la produzione dei “biocombustibili”.

  1. Perche’ si parla cosi’ tanto, allora, di “biocombustibili”?

L’immagazzinamento di energia e’ strategicamente importante. Fino ad oggi sono stati utilizzati combustibili fossili come il petrolio, il gas ed il carbone, le cui riserve sono limitate e la loro estrazione sempre piu’ costosa. Oggi giorno, per altro, si producono “biocombustibili” nei campi. I “biocombustibili” sono visti come un grande affare. I paesi tropicali e subtropicali giocano qui un ruolo importante. Durante tutto l’anno beneficiano di temperature molto alte e della luce del sole che garantiscono buoni raccolti. Le piante geneticamente modificate garantiscono il monopolio. L’acquisto di terre a basso prezzo, i salari ridotti e l’inesistenza di leggi specifiche o la loro scarsa applicazione per proteggere le persone e l’ambiente, garantiscono guadagni da sogno.

Politici, organizzazioni internazionali ed imprese stanno formando a livello mondiale alleanze per l’implementazione dei “biocombustibili”. Questo permette di non cambiare nulla nel sistema economico del potere. I combustibili fossili devono essere sostituiti con i “biocombustibili” e le risorse naturali sfruttate al massimo, mentre si continua sprecando energia a qualunque prezzo, soprattutto a discapito degli esseri umani e dell’ambiente.

É scandaloso che i governi dei paesi industrializzati, tra questi l’Unione Europea, promuovano questo tipo di politica e la giustifichino con tutta una serie di argomentazioni fallaci, addirittura false. Ad onor del vero si richiede una Moratoria immediata per i “biocombustibili”, cosi’ come l’hanno sollecitata numerose organizzazioni della societa’ civile di tutto il mondo. Per tutte queste ragioni, preferiamo, assieme ad altre organizzazioni, gruppi e persone che hanno lavorato ed indugiato su questo tema, utilizzare, anziche’ il termine “biocombustibili”, il nome piu’ verosimile di agrocombustibili.

Che cosa posso fare io?

Le possibilita’ sono molteplici:

Informazioni e Proteste: copiare e distribuire queste informazioni ai vostri conoscenti. Organizzare discussioni sul tema dei “biocombustibili”, informare l’opinione pubblica rispetto ai problemi che implicano, scrivere a politici e imprese ed esigere che non promulghino leggi per l’introduzione di “biocombustibili”, che non li sovvenzionino e che non li utilizzino per alimentare piante di generazione combinata di calore ed elettricita’. appogiare le comunita’ che si oppongono ai “biocombustibili” nei paesi in via di sviluppo. Partecipare alle azioni di Salviamo la Foresta.

Cambiare lo stile di vita ed agire in modo risparmioso ed efficiente a livello energetico.

Utilizzare il piu’ possibile la bicicletta o i mezzi di trasporto pubblici e quando fosse necessario utilizzare l’auto, meglio se un’auto di piccola cilindrata rispetto ad un’auto tipo Suv che necessita di una gran quantita’ di combustibile. Evitare viaggi e voli non strettamente necessari, ridurre il calore del riscaldamento domestico, isolare le abitazioni per evitare la dispersione del calore, comprare apparecchi che risparmiano energia, non lasciare gli apparecchi elettrici in stand - by, risparmiare le materie prime e riciclare. Essere esigente e responsabile riguardo al consumo che facciamo nella vita quotidiana. Fare attenzione a cosa consumiamo, da dove vengono i prodotti e materie prime, qual’e’ il loro costo reale, tenendo conto anche del loro costo sociale ed amibientale nei paesi di provenienza. Iniziare ad utlizzare energia ambientalmente solidale, come il vento e l’energia solare.

 

 

Autore:

Klaus Schenck, Salviamo la Foresta

Email: klaus@regenwald.org

 

 

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La crisi alimentare si aggrava: STOP all’uso di alimenti per i combustibili!

Nonostante l'impennata dei prezzi di alcuni alimenti di base e gli avvertimenti delle Nazioni Unite di carestie e sommosse in alcune parti del mondo, i Paesi continuano a utilizzare ogni anno milioni di tonnellate di cereali, oli vegetali e piante per produrre biocarburanti.

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CA: Ai governi degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e dei suoi Paesi membri, del Brasile, dell'Indonesia, della Cina, del Canada, della Malesia e dell'Argentina.

“Cereali, oli alimentari e altri prodotti di base non possono stare nei serbatoi dei veicoli: mettete fine all’uso di questi prodotti nei carburanti!”

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