Si intensificano le violenze contro i Masai
21 giu 2022
In Tanzania, i Masai sono stati aggrediti e feriti dalle cosiddette forze di sicurezza. I Masai si oppongono allo sfratto dal loro territorio per far posto al turismo venatorio.
I Masai si oppongono alla decisione di dichiarare la loro terra ancestrale una riserva di caccia e al divieto di vivere e curare il proprio bestiame in un'area di 1.500 chilometri quadrati. In questo modo perderebbero i loro mezzi di sostentamento.
Sullo sfondo non c'è la volontà di conservare la natura, ma l'obiettivo del governo tanzaniano di riservare ampie aree al turismo dei safari e della caccia. Questo porterà alla scomparsa del popolo Masai, che vive nella regione da generazioni. Si sostiene che lo sfollamento del popolo Masai è necessario per proteggere la natura. Si basa sull'idea di una conservazione rigida, secondo la quale le aree protette, considerate delle “fortezze” devono essere disabitate, il che legittimerebbe la violazione dei diritti della popolazione locale.
L'8 giugno, circa 700 poliziotti a bordo di decine di veicoli sono entrati nella regione di Loliondo, nel nord del Paese. Due giorni dopo hanno sparato contro i Maasai. Secondo quanto documentato dall'organizzazione per i diritti umani Survival International, una persona è stata uccisa, 18 uomini e 13 donne sono stati colpiti da proiettili e altri 13 sono stati feriti a colpi di machete. Anche la rivista online Mongabay riporta la morte di un poliziotto.
Secondo quanto riferito, la polizia stava setacciando il territorio delle comunità alla ricerca di persone che avevano partecipato alle proteste o che avevano condiviso immagini delle violenze sui social media. In un villaggio, 300 uomini, donne e bambini sono fuggiti, mentre 700 si sono rifugiati in Kenya. Diversi leader Masai sono stati arrestati. Anche l'Oakland Institute ha riportato l'ondata di violenza.
Non è solo a Loliondo che il popolo Masai subisce violazioni dei diritti umani. Nella Ngorongoro Conservation Area, 80.000 persone perderanno le loro case. Il motivo ufficiale è la critica dell'Unesco sul presunto cattivo stato del sito del patrimonio mondiale dell’umanità. A sostegno del popolo Masai, Salviamo la Foresta ha organizzato e diffuso una petizione. Qui potete firmare qui la nostra petizione.