Sierra Leone: in carcere contro la palma da olio
Il gruppo Socfin pianta palma africana in Sierra Leone per l’esportazione in Europa. Le popolazioni locali si oppongono alla distruzione della natura e al furto delle loro terre. Per favore, unitevi alla petizione diretta al socio di maggioranza di Socfin, il gruppo francese Bolloré e alle istituzioni giuridiche.
LetteraCA: Vincent Bolloré, Presidente del Gruppo Bolloré; Hubert Fabri, Presidente di Socfin; Frank Kargbo, Procuratore Generale e Ministro della Giustizia; Sulaiman Bah, Direttore della Procura Generale.
“Fermare le monocolture di palma in Sierra Leone, liberare le persone detenute e ritirare le denunce a giornalisti e mezzi di comunicazione.”
Compagnie straniere in Africa comprano grandi quantitativi di terra – generalmente contro il volere delle popolazioni locali. Nel Pujehum, sud – est della Sierra Leone, il governo ha ceduto 65 km2 al gruppo belga Socfin per una piantagione di palma. La natura e l’agricoltura tradizionale devono lasciare il posto alle monocolture industriali per la produzione di olio di palma per l’esportazione in Europa, per alimenti, prodotti chimici e agrocombustibili (biocombustibili).
Alle persone che vivono nel campo, nessuno ha chiesto se fossero d’accordo e ora sono in rovina, obbligate a cedere le loro terre per almeno 50 anni a questa compagnia. Le 24 comunità colpite dal progetto hanno fondato un’Associazione dei Propietari di Malen (MALOA) per difendere i loro diritti. Però, chi si difende dal furto della terra viene minacciato. In ottobre sono stati messi in carcere cinque membri dell’Associazione, accusati di aver sradicato alberi di una una pintagione di Socfin.
“Il gruppo ha bisogno di appoggio urgente, sono perseguitati costantemente”, dice Joseph Rahall, Direttore dell’organizzazione ambientalista e per i diritti umani Green Scenery. Inoltre la sua organizzazione, assieme ad alcuni giornalisti e mezzi di comunicazione, è stata denunciata dalla palmicultrice per presunte diffamazioni e viene loro richiesto il pagamento di sanzioni. La Green Scenery ha pubblicato nel maggio 2011 un report critico sulle procedure adottate da Socfin per accedere alla terra.
Il socio di maggioranza della Socfin è il gruppo francese Bolloré con il 38,7 per cento. Il suo propietario, il magnate francese Vincent Bolloré, è membro del consiglio di amministrazione della Socfin.
Per favore, firmate la nostra petizione al propietario del gruppo Bolloré e alle autorità competenti in Sierra Leone.
InformazioniDodici organizzazioni internazionali esigono la “Fine delle intimidazioni per il progetto di palma in Sierra Leone”. Bolloré e Fabri usano le denunce per diffamazione per zittire l’opposizione locale e per intimidire le loro organizzazioni. La loro unica colpa è difendere i diritti fondamentali delle persone alle quali è stata rubata la terra, spiega Frédéric Mousseau del Oakland Institute, in un comunicato stampa.
“Pratiche simili, di filiali di Socfin sono riportate in Liberia, Camerun e Cambogia, dove Bolloré o Socfin minacciano organizzazioni e mezzi di comunicazione per silenziare le critiche che ricevono”, dice Devlin Kuyek di GRAIN.
Socfin e il suo socio di maggioranza, il gruppo francese Bolloré, sembrano molto preoccupati per l’immagine delle loro aziende. Anche in Europa vogliono far tacere i loro critici. Giornalisti francesi e mezzi di comunicazione sono stati ripetutamente denunciati per aver informato sul furto della terra e le condizioni di lavoro catastrofiche di queste aziende in Africa.
Nel 2009, il giornalista Benoît Collombat, due direttori dell’emittente radiofonica pubblica France Inter, così come la fotografa Alexandra Ricq, sono stati denunciati dal gruppo Bolloré per diffamazione (info in inglese e francese).
Il 6 maggio 2010 sono stati condannati i primi tre giornalisti per poca “serietà” e “considerazione” in quattro parti del reportage, al pagamento di 1.000 euro di multa per risarcimento danni. La denuncia contro la fotografa venne ritirata.
Nel giugno 2010: il gruppo Bolloré ha denunciato la rivista “Témoignage chrétien” (in francese), per aver pubblicato un articolo rispetto al caso dell’emittente radiofonica France Inter. Il Gruppo Bolloré esige il diritto di replica. L’azienda ha utilizzato un testo pubblicitario per esigere questo diritto, la rivista da parte sua si nega e viene denunciata.
Il 3 dicembre 2010: due organizzazioni del Camerun, l’organizzazione francese dei diritti umani Sherpa e la tedesca Miseror, hanno presentato una denuncia davanti all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico OECD, contro il gruppo Socfin e il suo socio di maggioranza. Le ragioni sono la distruzione dei mezzi di sussitenza di persone del Camerun e le pessime condizioni lavorative delle filiali della Socapalm in Camerun.
In giugno 2013: l’ufficio reclami competente ha validato la denuncia. Alcuni giorni dopo, il gruppo Bolloré ha ritirato la denuncia contro Sherpa per diffamazione. Ora si sta lavorando per risolvere i problemi in Socapalm.
In ottobre 2011: in Sierra leone, 40 persone sono state assalite nelle loro case con violenza dalla polizia e poi arrestate (in inglese). Sono accusate di aver protestato contro Socfin insieme ad altre persone. I manifestanti avrebbero protestato per il traffico di terra, per la mancanza di trasparenza nelle contrattazioni, l’inesistenza di una consulta e risarcimenti, la corruzione e le pressioni che Socfin avrebbe esercitato nei confronti dei propietari di terra e i dirigenti locali per ottenre la firma di convenzioni a favore dell’azienda.
25 persone detenute sono state liberate pochi giorni dopo, quando la Green Scenery aveva assu to un avvocato. Altre 15 persone sono state denunciate per comportamento scorretto, cospirazione e minacce verbali. Il processo è stato posticipato continuamente da quel momento.
Giugno 2013: la Socfin denuncia la Green Scenery e il suo direttore Joseph Rahall per aver pubblicato un report fortemente critico sulla gestione della terra di Socfin.
Agosto 2013: il gruppo Bolloré ha denunciato per diffamazione due siti web “Basta!” e “Rue 89” per aver pubblicato un articulo sul furto di terra il 1 ottobre 2012.
Inizi di ottobre 2013: la procura di Bruxelles ha dato seguito ad una denuncia contro il presidente della Socfin, residente in Svizzera, per evasione fiscale, falso in bilancio e riciclaggio, secondo quanto sostiene la giornalista Mertine Orange (in francese).
Furto di terra in Sierra Leone
In Sierra leone, la maggior parte dei contadini non possiedono titoli di proprietà della loro terra e le parcelle non sono definite, né misurate al centimetro. I funzionari del governo e alcune aziende si approfittano di questa situazione e vendono e comprano le terre senza preoccuparsi di chi ci abita e lavora la terra da generazioni. I diritti ancestrali dei contadini rispetto alla terra vengono ignorati, nel migliore dei casi vengono dati loro compensi simbolici e promesse di futuri posti di lavoro.
L’organizzazione ecologista e dei diritti umani Green Scenery della Sierra leone e l’Istituto Oakland degli stati uniti hanno investigato il commercio e furto di terra in Sierra Leone. Dietro questa attività si trovano soprattutto aziende europee e asiatiche. La Green Scenery stima che venti grandi investitori si sono impossessati di almeno un milione di ettari di terra in Sierra Leone (in inglese). Si tratta di quasi un quinto della coltivazione del continente africano.
In generale le terre vengono destinate a grandi progetti agricoli industriali per l’esportazione – enormi monocolture di palma da olio, canna da zucchero per la produzione di etanolo, piantagioni di caucciù e recentemente anche di riso. Socfin sta contrattando con il governo un nuovo progetto per 50 km2.
Il gruppo SocfinIl gruppo belga – lussemburghese Socfin amministra 164.000 ettari di pianatgioni industriali in Africa e Asia, di queste 100.239 h sono di palma da olio e 63.732 h sono di alberi di caucciù. Nel 2012 il gruppo ha prodotto 316.000 tonnellate di olio di palma e 52.000 di caucciù.
Le compagnie della Socfin formano un groviglio molto complesso, la stessa è controllata da diverse holdings in Belgio, Francia, Lichtenstein, Lussemburgo e Svizzera.
Piantagioni di palma del Gruppo Socfin
Azienda |
Paese |
Superficie di piantagioni di palma in ettari |
SAC |
Sierra Leone |
3.079 |
SoGB |
Costa d’Avorio |
7.083 |
Okomu |
Nigeria |
9.712 |
Safacam |
Camerún |
5.077 |
Socapalm |
Camerún |
32.045 |
Brabanta |
RD Congo |
4.780 |
Socfindo |
Indonesia |
38.463 |
Totale |
|
100.239 |
Fonte: http://socfin.officity.com/Public/ProductMenu.php?ID=1211
Piantagioni di caucciù del Gruppo Socfin
Azienda |
Paese |
Superficie di piantagioni di caucciù in ettari |
SoGB |
Costa d’Avorio |
15.838 |
Okomu |
Nigeria |
6.649 |
LAC |
Liberia |
13.721 |
Safacam |
Camerún |
4.214 |
Socfindo |
Indonesia |
9.589 |
Socfin KCB |
Cambogia |
13.721 |
Totale |
|
63.732 |
Fonte: http://socfin.officity.com/Public/ProductMenu.php?ID=1079
Studi, Reportage e Video sul furto di terra in Sierra Leone:
In inglese
Lista dei report della pagina web di Green Scenery in Sierra Leone
- Studio dell’organizzazione tedesca Deutschen Welthungerhilfe e.V.
- Studio dell’ Oakland Institute: Socfin land investment in Sierra Leone
- Video dell’ Oakland Institute: Agricultural investment or land grab in Sierra Leone
Potete trovare ulteriori informazioni sul landgrabbing e furto di terra seguendo questo link: http://www.salviamolaforesta.org/themen/landgrabbing
CA: Vincent Bolloré, Presidente del Gruppo Bolloré; Hubert Fabri, Presidente di Socfin; Frank Kargbo, Procuratore Generale e Ministro della Giustizia; Sulaiman Bah, Direttore della Procura Generale.
Secondo le informazioni dell’organizzazione ambientalista e dei diritti umani Green Scenery, agli inizi di ottobre 2013 sono stati arrestati e detenuti cinque membri dell’Associazione dei Propietari di Malen (MALOA) in Sierra Leone. Sono accusati di aver abbattuto alberi di palma da olio da una piantagione di una filiale della Socfin, la Socfin Agricultural Company.
Inoltre, la Green Scenery, alcuni giornalisti e mezzi di comunicazione francesi sono stati denunciati dalla Socfin e dal Gruppo Bolloré per aver realizzato reportage critici rispetto alle attività di questa azienda in Africa, oltre che per presunte diffamazioni e viene richiesto loro il pagamento dei danni relativi.
Non sussiste una base legale per le detenzioni e le denunce. Si tratta, piuttosto, di una intenzione da parte della Socfin e del Gruppo Bolloré che è il suo socio di maggioranza, di minacciare, criminalizzare e coercere le persone che difendono la terra e i diritti umani.
I membri del MALOA, arrestati, devono essere messi immediatamente in libertà e le denunce devono essere ritirate, così come i processi contro le popolazioni, organizzazioni, giornalisti e mezzi di comunicazione. Anziché invaderli e sfollarli in questo modo, che venga loro restituita la terra, che si garantisca la libertà di stampa e non si permetta la distruzione della natura.
Distinti saluti
Elenco dei membri del MALOA detenuti
Sima Mattia, Segretario, di Kassey, detenuto l’11 ottobre
Kennie Blango, Tesoriere, di Bamba
Lahai Sellu di Massao,
Foday Musa di Wallah,
Tutti e tre, detenuti il 7 ottobre
Musa Sellu di Massao, detenuto l’ 8 ottobre