L’Italia devasta le foreste per produrre biodiesel
L' italiana ENI, in parte statale, produce biodiesel da olio di palma a Marghera (VE) e prossimamente anche a Gela (CL). Nonostante la coltivazione della palma da olio implichi la distruzione delle foreste in Indonesia e Malesia, l’ENI vuole rafforzare la sua presenza nel settore dei biocombustibili e fomentarne l’uso.
News e aggiornamenti LetteraCA: Ai rappresentanti del Governo italiano ; Sig. Claudio Descalzi Amministratore Delegato di Eni S.p.a.
“Le raffinerie ad olio di palma dell’Eni di Marghera e di Gela non sono ne sostenibili ne ecologiche.”
Dagli inizi del 2014 è iniziato ad arrivare a porto Marghera l'olio di palma dall'Indonesia. Serve per produrre biodiesel nella raffineria dell'ENI e alimentare i poli chimici di Mantova, Ferrara e Ravenna, oggi legati alla chimica del petrolio.
ENI ha investito 200 milioni di Euro per convertire la raffineria di petrolio di Marghera in greenrefinery, per produrre biodiesel. Nel 2015 gli impianti raggiungeranno una capacità di produzione di 500.000 tonnellate. Inoltre, dopo la riconversione approvata a fine 2014, il sito industriale ENI di Gela (CL) diventerebbe la più grande raffineria ad olio di palma d'Europa, con una produzione stimata di 750 mila tonnellate di prodotto annuo.
Assieme al suo azionista principale, lo Stato Italiano, l'ENI vuole rafforzare la sua presenza nel prospero settore dei così detti biocombustibili. E nonostante ENI le definisca “bio” raffinerie verdi, questa conversione farà diventare ENI una delle compagnie leader anche della deforestazione.
L'Unione Europea esige che l'olio di palma sia “sostenibile”. Però, i marchi di certificazione dell'olio di palma sono inefficaci e servono solo da green washing per il settore. L'olio di palma si produce sempre con il sacrificio delle foreste tropicali e rappresenta già un terzo del biodiesel che si consuma in Italia, secondo le analisi degli ambientalisti.
La raffineria di ENI, così come qualsiasi raffineria di biodiesel, non salva il clima, anzi, mette in pericolo le ultime foreste tropicali. Unitevi alla petizione per chiedere al governo italiano e all’ENI di astenersi dall’uso dell’olio di palma industriale.
Informazioni
Tra i primi clienti per il biodiesel di palma di ENI ci sono la marina italiana e statunitense.
L'uso dei biocombustibili segue la tendenza di sottoporre ad un processo di green washing qualsiasi cosa, persino le operazioni militari.
L'Italia sostiene che in questo modo riduce le emissioni di gas dannosi per l'ambiente e gli Stati Uniti così rispettano il piano del presidente Obama, di ridurre per il 2020 del 50% l'uso dei combustibili convenzionali. Tutti contenti?
No. Studi della stessa UE indicano che il biodiesel prodotto da olio di palma libera più emissioni di CO2 rispetto al diesel prodotto con petrolio fossile. Organismi internazionali, gruppi ambientalisti e in difesa dei diritti umani affermano da anni che il combustibile da olio di palma “non è né potrà mai essere sostenibile”.
L'Unione Europea e i biocombustibili
L'Unione Europea prevede che finno al 2020 il 10% del consumo di energia nel settore dei trasporti provenga da fonti rinnovabili. Così si contribuirebbe a proteggere il clima. In pratica, questa percentuale si raggiunge quasi totalmente con i così detti biocombustibili. Altre fonti di energia rinnovabile possono raggiungere una percentuale minima di questa meta obbligatoria.
L'olio di palma e l'olio di soia sono gli oli vegetali più economici a disposizione sul mercato. Indonesia e Malesia riforniscono il mercato mondiale per il 90% circa e sono quindi i maggiori produttori di olio di palma e di conseguenza i maggiori devastatori delle foreste tropicali. Per espandere sempre di più le piantagioni di olio di palma e rispondere alla domanda crescente di quest'olio, si stanno distruggendo le ultime foreste tropicali.
Numerosi conflitti per la terra sono la conseguenza
L'implementazione di monocolture per produrre energia interessa estese aree agricole. Circa la metà del biocombustibile viene importato, specialmente olio di palma e soia per produrre biodiesel e canna da zucchero per produrre etanolo. Per l'espansione di tutte queste colture si distruggono sistemi nativi, liberando così il biossido di carbonio immagazzinato nel sottosuolo, elevando in questo modo i gas serra nell'atmosfera. In questo modo il clima si surriscalda, paradossalmente l'introduzione dei biocombustibili è stata pianificata per ottenere l'effetto contrario, ovvero per fermare il cambiamento climatico.
L'anno scorso nella Comunità Europea sono state miscelate con il combustibile diesel 1,9 milioni di tonnellate di olio di palma – oltre a svariati milioni di altri oli che provengono da monocolture industriali ugualmente dannose per l'ambiente, come la soia e la colza. Le piantagioni necessarie per produrre questa quantità di olio di palma hanno provocato la sostituzione di 700.000 ettari di foreste e la distruzione dell'habitat di circa 5.000 oranghi.
Inoltre, spesso, le popolazioni locali vengono sfollate anche con l'uso della violenza, per lasciare spazio alle monocolture per produrre agrocombustibili.
La produzione degli agrocombustibili è associata a enormi effetti ambientali. Grandi quantitativi d'acqua, fertilizzanti, pesticidi ed energia sono necessari per questa produzione per il raccolto e l'immagazzinamento.
Studi scientifici incaricati dalla stessa Commissione Europea certificano che l'energia da fonti agricole ha risultati catastrofici. Il biodiesel da palma, soia e colza dà risultati ancor più negativi rispetto al diesel fossile.
In realtà, l'Unione Europea dovrebbe proibire immediatamente l'uso del biodiesel. Però, la produzione dei biocombustibili è un affare milionario, con molti interessi in gioco, grazie alle appetibili sovvenzioni e i sostanziosi incentivi. Questi dovrebbero essere eliminati, così come la quota obbligatoria del 10% di energia rinnovabile – che come abbiamo più volte detto si raggiunge praticamente con i biocombustibili.
CA: Ai rappresentanti del Governo italiano ; Sig. Claudio Descalzi Amministratore Delegato di Eni S.p.a.
Egregi Signori, Gentili Signore,
ho saputo che Agip – Eni ha costruito una raffineria di biodiesel a Marghera (Ve) e prossimamente ne verrà implementata una a Gela (CL) . La materia prima da raffinare sarebbe l’olio di palma importato da Indonesia e Malesia.
La politica europea seguita dall'Italia, che incentiva l'uso degli agrocombustibili e quindi la proliferazione di raffinerie di biodiesel, come quella dell’Agip – Eni a Marghera e di Gela non ha nulla di ecologico, né di responsabile e per questo deve essere fermata immediatamente.
Faccio appello alla loro sensibilità, in attesa di una risposta porgo
Distinti Saluti
L'ENI punta ancora sul “verde”
Dopo la riconversione della sua raffineria petrolifera di Marghera (VE) in green refinery, ovvero una centrale che brucia olio di palma, ENI ha pensato bene di replicare il modello anche per il sito industriale di Gela (CL), in contrada Piana del Signore. Qual'è il problema?. L'olio di palma viene dal sud est asiatico, implicando quindi la devastazione delle ultime foreste tropicali del pianeta.
Campagna #bancyanide #noorotossico #proibireilcianuro
Comunità europee colpite dall'estrattivismo delle minire d'oro, che usa il cianuro, propongono di mandare tweet ai parlamentari della Commissione Ambiente ENVI della UE, tra il 22 e il 28 di settembre, per conoscere la loro posizione in merito.
Gli ultimi disastri dell’Eni: trivellazioni in Congo, olio di palma e Porto Marghera
Secondo l’organizzazione ecologista Salviamo La Foresta di green c'è poco: la trasformazione causerà effetti devastanti nei Paesi del Sud del mondo. Per questo sono state consegnate al Ministero dell’Ambiente le firme raccolte con una petizione per denunciare le terribili conseguenze della costruzione di una raffineria di biodiesel che non ha nulla di ecologico.
Insieme per fermare il mercato dell'olio di palma
“Stop olio di palma”, “L'olio di palma distrugge le foreste”, “L'olio di palma non è bio nè sostenibile”. Con l'esposizione di questi messaggi organizzazioni come Salviamo la Foresta, Zeroenergy Veneto e Antispecisti Pratesi hanno partecipato alla prima manifestazione italiana contro il mercato dell'olio di palma convocata da Earth Riot (Convivenza Pacifica). Insieme hanno espresso la loro solidarietà con le comunità di Indonesia e Malesia, che stanno subendo le gravi conseguenze dell'espansione delle monocolture di palma da olio.
Blocchiamo il mercato dell'olio di palma
Manifestazione contro lo stabilimento Eni di Porto Marghera: Earth Riot, collettivo antispecista nonviolento, che da tempo lotta per il blocco del mercato dell’olio di palma, lancia per sabato 29 marzo 2014 una manifestazione di protesta e informativa nel centro di Marghera (VE), piazza del Mercato 1, dalle 10.30 alle 14.
A Marghera una raffineria né ecologica né responsabile
L'Indonesia e la Malesia riforniscono il mercato mondiale raggiungendo il 90% delle forniture e sono così i maggiori produttori di olio di palma e quindi anche i maggiori responsabili della distruzione delle foreste tropicali. E hanno bisogno di grandi quantità di acqua, fertilizzanti, pesticidi e poi c'è il raccolto, il trasporto, l'immagazzinamento e la produzione di combustibile.
Non c'è nulla di ecologico nella raffineria dell'ENI di Marghera (VE)
L'organzzazione ecologista Salviamo la Foresta ha scritto una petizione risaltando gli effetti devastanti che causerà la raffineria nei paesi del Sud del mondo, dove sono implementate le monocolture industriali per la produzione dell'olio di palma. Oggi a Roma ha consegnato il documento della petizione con 86.578 adesioni di cittadini italiani e di tutto il mondo.
Azione urgente agrocombustibili Europa (martedì 12 e mercoledì 13 novembre)
Martedì 12 e mercoledì 13 facciamo un appello urgente affinchè il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ricevano il maggior numero di e mail possibile per chiedere che l’Italia voti per l’eliminazione delle mete obbligatorie degli agrocombustibili nella UE.