Salvare le foreste, proteggere la cultura: il grido degli indigeni Mataguayo di Pilcomayo
Il patrimonio naturale, culturale e linguistico di tre popoli indigeni del Chaco paraguaiano - i Nivaĉle, i Manjui e i Maká del fiume Pilcomayo - è in pericolo. Una proposta di legge delle organizzazioni indigene contrasta questa minaccia. Firmando questa petizione e contribuendo a diffondere la notizia, sosterrete questo obiettivo.
LetteraCA: Congresso della Nazione e Governo del Paraguay
“Chiediamo che venga attuata la proposta di legge che protegge il patrimonio naturale, culturale e linguistico dei popoli Nivaĉle, Manjui e Maká di Pilcomayo.”
L'adozione di misure efficaci per proteggere i tre popoli indigeni Mataguayo del Pilcomayo - i Nivaĉle, i Manjui e i Maká - è estremamente urgente.
Il bacino inferiore del fiume Pilcomayo è l'ultima grande riserva di zone umide, foreste e savane naturali del Chaco paraguaiano. Il drastico cambiamento di destinazione d'uso del suolo ha portato alla distruzione di questi ecosistemi, soprattutto nei dipartimenti di Boquerón e Presidente Hayes, con gravi conseguenze per la biodiversità e le fonti d'acqua.
Diversi fattori, soprattutto antropici, hanno portato la diminuzione della portata del fiume Pilcomayo e alla desertificazione delle zone umide lungo le sue sponde. Questo fenomeno è influenzato dalla ritenzione e dalla privatizzazione dell'acqua del Pilcomayo da parte delle aziende paraguaiane di allevamento del bestiame, nonché dall'Argentina e dalla Bolivia per l'irrigazione e altri progetti. L'Osservatorio del Pilcomayo ha documentato la progressiva deforestazione. L'espansione della frontiera del bestiame, della soia e di altre monoculture nelle mani di grandi proprietari terrieri, come i Mennoniti, gioca un ruolo importante in questo processo distruttivo. Inoltre, vengono utilizzate grandi quantità di agrotossine.
I diritti territoriali, ambientali, economici, socio-culturali e linguistici dei popoli indigeni Mataguayo del Pilcomayo sono gravemente minacciati.
Gli interventi esterni smembrano lo spazio vitale ancestrale degli indigeni Mataguayo, destrutturano le culture fluviali e disarticolano le lingue millenarie.
Con gli obiettivi di cura e protezione del Mataguayo, nel 2016 è nata un'iniziativa indigena che da tre anni è protagonista di un' importante proposta legislativa: il progetto di Legge per la Protezione del Patrimonio Naturale, Culturale e Linguistico dei Nivaĉle, Manjui e Maká del Pilcomayo. Il progetto copre 4,6 milioni di ettari ed è in fase di elaborazione legislativa dal 2022, attualmente in attesa di approvazione da parte delle due camere del Congresso nazionale del Paraguay.
Agisci! Informati, firma e diffondi la petizione!
Inizio della campagna: 20/01/2025
Informazioni"Vogliamo che il nostro antico spazio vitale sia rispettato. Per questo abbiamo creato l'iniziativa per proteggere le acque, i pesci, le piante e gli animali del Pilcomayo”.
Testimonianza di un leader Nivaĉle della regione del Pilcomayo
Per i tre popoli indigeni del Mataguayo - Nivaĉle, Manjui e Maká del Pilcomayo - la protezione deve essere raggiunta attraverso la "deforestazione zero ” nella parte intatta e la riforestazione nella parte colpita del patrimonio naturale. Inoltre, è importante creare le condizioni per il pieno esercizio delle pratiche culturali indigene , come la pesca, la caccia, la raccolta, l'agricoltura di sussistenza e l'allevamento del bestiame, nonché l'applicazione della loro dieta. Per tutto questo, i Mataguayo hanno bisogno di libero accesso ai beni comuni della natura.
Per quanto riguarda le loro lingue Nivaĉle, Manjui e Maká, è necessario includerle sistematicamente nei programmi scolastici, affinché possano continuare a essere parlate e a coesistere con le lingue dominanti.
Un po' di storia
Va ricordato che il processo storico di genocidio di questi popoli nella regione è stato innescato dalla cosiddetta “Campagna del Deserto” (la loro espulsione violenta da quello che oggi è il territorio argentino), la Guerra del Chaco (vari tentativi di sterminio da parte dell'esercito boliviano) e la pulizia etnica del dopoguerra (esproprio dei loro antichi villaggi e privatizzazione di tutte le loro terre da parte dello Stato paraguaiano), che decimò terribilmente, oltre a molti altri popoli indigeni preesistenti all'occupazione territoriale non indigena nel Chaco, anche i Mataguayo del Pilcomayo.
I Nivaĉle, i Manjui e i Maká del Pilcomayo sono i sopravvissuti alle successive pulizie etniche e all'espropriazione nel bacino inferiore del Pilcomayo, da un lato a causa della colonizzazione e dell'occupazione territoriale non indigena, dall'altro a causa dell'impatto dell'attuale ecocidio.
I processi dinamici di cambiamento dell'uso del suolo hanno portato a una drammatica distruzione progressiva di ecosistemi molto diversi negli ultimi due decenni, in particolare nel Chaco paraguaiano, nei dipartimenti di Alto Paraguay, Boquerón e Presidente Hayes, con conseguente perdita di biodiversità e diversità etnico-culturale. Pertanto, la protezione del bacino di Pilcomayo, che rappresenta l'ultima grande riserva di zone umide, foreste secche e savane naturali del Chaco paraguaiano con un importante servizio ecosistemico per la regione, è di immensa importanza. Il dipartimento di Boquerón ha subito il più alto tasso di deforestazione di tutto il Gran Chaco dal 2012, spinto dalla produzione di carne, soia e carbone illegale. La distruzione degli ecosistemi del Pilcomayo equivale a distruggere la ricchezza biologica dello spazio vitale e le pratiche territoriali, ambientali, socioculturali e linguistiche dei Nivaĉle, dei Manjui e dei Maká, in violazione dei diritti applicabili a tutti questi livelli. È quindi urgente adottare misure efficaci per la loro protezione.
È in questo contesto che è nata l'iniziativa indigena che ha creato il progetto di legge per la protezione del patrimonio naturale, culturale e linguistico dei Nivaĉle, dei Manjui e dei Maká del Pilcomayo, dando un contributo significativo alla protezione del secondo ecosistema più grande del Sudamerica, che è in serio pericolo di estinzione.
Chiediamo la protezione dello spazio vitale dei popoli indigeni Nivaĉle, Manjui e Maká del Pilcomayo come area protetta, spazio culturale e territorio linguistico.
CA: Congresso della Nazione e Governo del Paraguay
Egregi membri del Congresso della Nazione e del Governo del Paraguay:
L'ecosistema del bacino del Pilcomayo - lo spazio vitale dei popoli Mataguayo del Pilcomayo - è sempre più minacciato. La portata del fiume Pilcomayo sta diminuendo e, soprattutto, la deforestazione indiscriminata in corso comporta una diminuzione proporzionale della biodiversità nello spazio vitale dei Nivaĉle, Manjui e Maká, distruggendo le loro basi di esistenza come popoli. Allo stesso tempo, tale deforestazione comporta una massiccia violazione dei diritti indigeni, diminuendo la possibilità per questi popoli di svolgere le loro pratiche ambientali, culturali e linguistiche ancestrali.
Pertanto, con questa lettera, sostengo la proposta indigena di legge per la protezione del patrimonio naturale, culturale e linguistico dei Nivaĉle, Manjui e Maká di Pilcomayo, così come concepita dalle organizzazioni di coordinamento Nivaĉle, Manjui e Maká, ritenendola estremamente urgente e necessaria per la sopravvivenza di questi popoli.
Le ricordo che lo Stato paraguaiano è il garante dei diritti di queste popolazioni verso le quali ha un enorme debito storico. Pertanto, Le chiediamo di dare seguito a questa proposta di legge nel più breve tempo possibile, rispettando così i Suoi impegni nazionali e internazionali relativi alle norme territoriali, ambientali, culturali e linguistiche del Paraguay.
Cordiali saluti,
Breve descrizione - Le mucche divorano la foresta
Braciole di maiale, bistecche di vitello cosce di pollo – arriva sempre più carne nei nostri piatti. Prima di arrivare nelle nostre tavole soffrono anche perché vengono allevati e ingrassati in grandi aziende industriali in gabbie troppo strette, prima di passare al macello. Anche le foreste tropicali sono vittime della nostra fame carnivora: piantagioni di soia destinate alla produzione di mangimi coprono vaste aree del Sud America, e distese di pascoli per i bovini si estendono sempre più in profondità nelle foreste. Quali sono le conseguenze per la natura e il clima? Come si può risolvere il problema?
Il punto di partenza – Fame di Carne
La carne è molto popolare in Italia anche se il suo consumo è diminuito nell’ultimo decennio rispetto alla tendenza Europea. Secondo un rapporto della Organizzazione Mondiale della Sanità gli italiani mangiano in media due volte a settimana 100 grammi di carne rossa e 25 grammi di carne trasformata. Il consumo annuo è pari a 78 chili a testa, un risultato comunque considerevole.
Secondo i calcoli di un'organizzazione vegetariana (Calculadora Vegetariana), una persona carnivora può mangiare nell’arco della sua vita circa 7.000 animali, tra cui polli, mucche e maiali. In Italia nel 2011 sono stati uccisi 3.600.000 bovini, mentre nel caso dei maiali la cifra raggiunge i 13.000.000. Questi animali hanno bisogno di grandi quantità di mangime. Per questo un terzo dei terreni agricoli del mondo sono destinati alla produzione di mangimi per animali. Anziché per l’alimentazione delle persone, gran parte della produzione mondiale di mais, grano, soia e segale viene usata per alimentare gli animali da allevamento. Il mangime per suini e pollame si compone di oltre il 30% di soia. Questa soia è importata da paesi per lo più tropicali che perdono le loro foreste per la coltivazione intensiva.
Le conseguenze - Abbattimento di boschi, monocolture e il cambiamento climatico
L’Italia e l'Unione Europea importano quasi tutta la loro soia per mangimi da Argentina, Brasile e Paraguay. Dove prima il paesaggio era coperto da lussureggianti foreste e savane, oggi si trovano grandi campi di soia. Le persone che vivono in questi luoghi sono state sfollate, spesso violentemente. E coloro che non se vanno spesso si ammalano: più di tre quarti dei semi di soia coltivati in Sud America è geneticamente modificato. Ciò significa che viene spruzzato il glifosato, un veleno segnalato dall'OMS come una possibile causa di tumori e danni genetici all'uomo.
Un ulteriore problema sono i pascoli per il bestiame. Per estendere ancora di più la frontiera agricola ci si spinge sempre più in profondità nelle foreste che vengono abbattute per questo scopo. Le aree destinate al pascolo sommate ai campi per coltivare mangimi coprono tre quarti della superficie agricola globale. Gli effetti sul clima sono allarmanti: il metano emesso dallo stomaco delle mucche, il CO2 derivante dall’abbattimento degli alberi e dall'uso di macchine agricole, e il protossido di azoto rilasciato dai fertilizzanti.
Il 18% delle emissioni globali di gas serra provengono da allevamenti.
La soluzione - Abbracciare il vegetarianismo o ridurre le grigliate
Il futuro delle foreste tropicali si decide nei nostri piatti: prodotti a base di carne del nostro menu costituiscono il 72% delle emissioni di gas serra dall’alimentazione. Rispetto al cibo non animale, per la sua produzione si usa una superficie di quattro volte superiore.
I seguenti suggerimenti vi aiuteranno a proteggere gli esseri umani, la natura e il clima:
- Verdure, più spesso: prodotti a base di seitan, avena o altre verdure sono sempre più spesso disponibili nei negozi di alimentari.
- Le grigliate, la domenica: chi non vuole fare completamente a meno della carne e dei prodotti da allevamenti industriali può ridurne il consumo. La carne biologica con marchio bio non fa uso dell'alimentazione convenzionale a base di soia transgenica. Si può anche propendere solo per il consumo di carne a produzione locale, come prodotti a chilometro zero.
- Non sprecare il cibo: i dati della Commissione Europea dimostrano che in Europa si sprecano in media 180 chili di cibo pro capite, in Italia la cifra è di 108 chili pro capite. Un acquisto e un consumo più consapevole può salvare molte vite e preservare la natura.
- Protestare al di là del cibo: manifestazioni come "La Marcia contro la Monsanto" mobilitare migliaia di persone per una dieta più sana e un’agricoltura più rispettosa degli animali da allevamento, gli esseri umani e il clima. Inoltre, fare pressione sulla classe politica perchè prenda decisioni più efficaci. È inoltre possibile partecipare a cyber azioni quando non ci sono manifestazioni di piazza o scrivere lettere ai rappresentanti locali e nazionali dell'amministrazione governativa.
Questa petizione è disponible in queste lingue:
Arriviamo a 50.000: