Preoccupante: con il Patto Verde della UE l’Italia si apre alle miniere su vasta scala

Una miniera di nickel a cielo aperto Una miniera di nickel a cielo aperto (© The EITI/CCBY-SA 2.0)

25 gen 2022

Con il Green New Deal europeo (Patto Verde), la UE cerca di rafforzare la sua autonomia nell’accaparramento di materie prime metalliche per la mobilità elettrica e superare così la dipendenza dai combustibili fossili. Per produrre batterie per i mezzi elettrici la UE ha deciso di sfruttare anche le miniere nel suo territorio. L’Italia non fa eccezione e le conseguenze potrebbero essere nefaste.

Vista la quantità ingente di materie prime metalliche che serve per produrre batterie per i mezzi elettrici ed ibridi, la UE cerca di rafforzare la sua autonomia nell’accaparramento di materie prime metalliche per la mobilità elettrica ed ibrida, ed ha deciso di sfruttare anche le miniere nel suo territorio. Questo, a suo dire, anche per evitare di dover rifornirsi all'estero, e per ripararsi dalla concorrenza mondiale per l’accaparramento di queste materie prime che sta diventando sempre più pressante.

Una strategia che sembrerebbe vincente, arco portante della così detta transizione ecologica, se non fosse che, sebbene i mezzi elettrici ed ibridi – le auto in particolare - producano meno emissioni di CO2 rispetto alle auto alimentate con combustibili fossili, per produrre le batterie che garantiscono una prestazione efficiente di conservazione dell’energia – in questo caso gli ioni di litio - si consuma una notevole quantità di materie prime metalliche, in particolare cobalto e nichel che vengono estratti da miniere su vasta scala. L’Italia non fa eccezione, perché ha giacimenti di materiali metallici molto appetibili (nichel e cobalto in particolare) e potrebbe correre gli stessi pericoli che oggi devono affrontare molte popolazioni del sud del mondo, che da decenni vengono invase da compagnie minerarie spesso straniere che depredano e degradano i loro territori, lasciandoli inutilizzabili per anni. Se non per sempre.

Lasciarci alle spalle i combustibili fossili è necessario, imprescindibile perchè il cambiamento climatico non si può mitigare senza affrontare questo passaggio epocale. Allo stesso tempo, però, siamo preoccupati per l’ estrazione intensiva delle materie prime che consentono di produrre batterie che garantiscono meno emissioni di CO2.  Siamo preoccupati per gli impatti negativi, se non devastanti, che queste operazioni hanno sulla natura e sulle persone.

Crediamo sia tempo anche in Italia di poter assistere a un dibattito aperto e trasparente tra politica, settore privato e società civile su questo tema. Soprattutto perché ci sono regioni d’Italia  (Lombardia e Piemonte in particolare) dove sono stati già concessi permessi per eseguire studi di fattibilità e perforazioni esplorative - per estrarre nickel, cobalto, argento e piombo oltre ad altri materiali - su richiesta di compagnie minerarie australiane. Per la licenza concessa, per l'occupazione del suolo e per l'estrazione dei materiali - terra compresa oltre alle materie prime metalliche individuate- lo Stato e le regioni ricevono un compenso. Ma a quale prezzo?

Per questo, ci chiediamo quanto siamo consapevoli in Italia dei danni che le grandi miniere apporteranno al nostro territorio e alle nostre vite.

 


  1. materie prime metallicheAllo stesso tempo, la transizione ecologica pensata per mitigare gli impatti climatici, richiederà una quantità notevole di materiali metallici e Terre Rare (REE – Rare Earths) indispensabili sempre per le batterie ricaricabili, i magneti permanenti per le turbine eoliche, le energie rinnovabili ed altro. Sono 17 elementi chimici: Scandio, Ittrio e i 15 lantanoidi ovvero, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio. Si definiscono rare non per la loro scarsità ma perché difficili da identificare e perché il minerale puro deve subire un complesso processo di estrazione e lavorazione.